Tre istituti comprensivi, ventotto classi dalla quinta elementare alla terza media, oltre centotrenta elaborati, nove vincitori e un cinema: questi i numeri del concorso ANTIBULLO a Carmagnola, ideato e promosso nel 2019 dalla prof.ssa Anna Maria Nigro e tenutosi in sua memoria fra ottobre e novembre di quest’anno, con la collaborazione attiva di Cinema Elios.

Punto – e spunto – di partenza è stata la proiezione, in orario scolastico, di “Dolcissime”, film di Francesco Ghiaccio uscito nel 2019, che, fra gli altri, vicini al sentire adolescenziale, tocca anche il tema del cyberbullismo e delle dinamiche di derisione fra coetanei.

Ai partecipanti è stato richiesto di raccontare liberamente una scena del film – riscrivendo, approfondendo o immedesimandosi in soggettiva con una delle protagoniste – dandosi in risalto in particolare proprio al tema del bullismo.

Quanto catturato con gli occhi in sala è stato poi rielaborato e scritto in classe o come compito, ed è in seguito passato al vaglio di un’attenta giuria formata da più livelli: i bibliotecari della Biblioteca comunale di Carmagnola e la libreria “Corgiatti di Rossetti” di Carmagnola, le Dirigenti Scolastiche dei tre Istituti Comprensivi coinvolti, e ancora lo scrittore Attilio Celeghini, il regista Francesco Ghiaccio e Alice Manfredi, carmagnolese, che nel film ha impersonato il personaggio di Alice.

Negli oltre centotrenta elaborati, vere e proprie “variazioni sulla trama” del film, molto è emerso del pensiero di studentesse e studenti sul bullismo, sulle sensazioni che esso provoca, ma anche sull’importanza del gruppo e dell’amicizia come argine alla solitudine in cui si è scagliati dal bullo. Chi si è immedesimato in una delle protagoniste – Mariagrazia, Chiara e Letizia, tre ragazze che proprio nel gruppo trovano la forza per scoprirsi uniche e per superare le offese dall’esterno, in particolare dal personaggio di Alice, allieva preferita della mamma di Mariagrazia – ha messo in luce molte sfaccettature della loro sensibilità: «Riderci su era il nostro unico modo per sopravvivere in un mondo dove noi siamo sempre quelle sbagliate e diverse», anche se quando arriva la derisione, l’insulto, nulla sembra poter lenire il dolore: «era come se un uomo grande e grosso mi avesse presa a pugni.

Forse, se mi avessero picchiata, qualcuno si sarebbe preoccupato per me e mi avrebbe aiutato a combattere i “cattivi”. Invece io non avevo ferite esteriori, le mie ferite erano invisibili al mondo, ma dolorose» (C.R., 2° posto sez. quinta elementare/prima media). Altri elaborati hanno messo in luce un altro tema del film – il rapporto genitori-figli e lo scontro fra le aspettative dei primi e la realtà dei secondi – calandolo sul tema del bullismo: «lei (Alice, ndr.) è sempre stata ai miei occhi quello che mia mamma avrebbe voluto che fossi io (Mariagrazia, ndr.), ma che io non sono e non potrò mai essere»; ma più avanti si viene a scoprire, come spesso accade, che il comportamento del bullo è dettato da motivi e sofferenze personali: «Alice è venuta a suonarmi il campanello […] si è scusata per quanto aveva fatto.

Non sapeva il perché ma, dopo anni in cui era stata invidiosa di me, di quanto ero simpatica, di quanto bene mi voleva mia madre, di quanto ero fortunata ad avere delle vere amiche, aveva fatto quello per gelosia» (A. R., 3° posto sez. seconda/terza media). Il bullizzato non è sempre una vittima spersa e indifesa, e anzi spesso è proprio la sofferenza a renderci più maturi e riflessivi, a trattenere l’impeto di rabbia che ci porterebbe sullo stesso piano di chi ci fa del male: «Sarò tante cose, sarò brutta e imbranata, ma so cosa non voglio essere: cattiva. Non si giudicano le persone con gli occhi.

Si conoscono e poi si decide. Non tutti devono essere miei amici, non tutti saranno nelle mie corde, non a tutti aprirò il mio cuore, ma a tutti o quasi devo dare un’opportunità. E ’inutile far soffrire gli altri, prenderli in giro, umiliarli, questo non renderebbe migliore me» (B.L., 1° posto parimerito, sez. seconda/terza media).E ancora: chi ha immaginato il rovesciamento dei ruoli nel finale del film, in cui anche il bullo viene bullizzato e ne patisce (R.S., 1° posto sez. quinta elementare/prima media)), chi ha interpretato il disagio di non sentirsi apprezzati nemmeno dalla propria famiglia (E.C., 3° posto sez. quinta elementare/prima media) e chi ha avuto occasione, con questo concorso, di raccontare la propria vicenda personale, ponendola in parallelo alle protagoniste del film: «Uno dei sette peccati capitali è l’ira, per colpa di questa si tendono a fare cose poco gradite, non volute.

In certi casi serve una cosa che non tutti hanno: l’empatia […] Per me è stato difficile perdonare chi mi ha fatto del male, anzi quasi impossibile, ma con l’aiuto delle persone a me care, come amici e parenti, sono riuscita a comprendere lo sbaglio e a vedere con gli occhi dell’altra persona. La vita è come un grande “tuffo a bomba”: si ha paura di tuffarsi, forse di schizzare troppo, ma quando entriamo in acqua non si pensa più» (M.C., 1° posto parimerito sez. seconda/terza media).

Alcune menzioni speciali sono poi state assegnate ad elaborati che hanno scelto di narrare con gli occhi del bullo, mettendo in luce il meccanismo che fa scattare la crudeltà e la derisione: «Sono lì tutte e tre, in costume, sembrano delle balene nel mare! Un video è d’obbligo. […] Se lo meritano, hanno solo da non farsi vedere in quel modo davanti a tutti. Dentro di me mi chiedo con quale coraggio si mostrino in costume in un luogo pubblico e perché pratichino proprio quello sport […] non tutti possano fare tutto.

Nella vita ci sono dei limiti. Alcune persone sono adatte a fare certe cose, altre no» (F. A.).